Restauratori, proviamo a ricominciare

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Libero Rossi
view post Posted on 13/1/2010, 13:21     +1   -1




riprendo e pubblico da "Biblioteche oggi" del dicembre 2009 il seguente articolo che lumeggia abbastanza bene i temi aperti ad oggi:


I restauratori col bollino blu
(come le banane)

A proposito di macchinose procedure di qualificazione e dintorni

Gisella Guasti

Responsabile del Laboratorio di restauro
Biblioteca nazionale centrale di Firenze
[email protected]




Ringrazio molto "Biblioteche oggi" che accoglie questa nota scritta all'ultimo minuto e che riguarda un argomento rovente e molto dibattuto nel mio ambiente di lavoro ovvero la qualificazione dei restauratori. Non voglio certo ripercorrere questa novella dello stento che nasce con l'art. 182 del Codice dei beni culturali (42/2004) dove, in virtù
delle famose buone intenzioni (di cui, si sa, è lastricato l'inferno), furono emanate le ormai arci-discusse Disposizioni transitorie1 (riportate diligentemente in nota per quei quattro gatti che ancora non ne fossero a conoscenza) per fare punto e a capo rispetto ad una situazione intricata come quella della formazione e, di conseguenza, della qualificazione dei restauratori.
Questi ultimi infatti, dopo l'emanazione del Codice dei contratti, sarebbero divenuti tali solo grazie alle scuole di alta formazione 2 e non più attraverso i canali previsti fino a quel momento e, prima ancora, fino all'emanazione dei due decreti di qualificazione a firma Giovanna Melandri (DM 294/2000) e Giuliano Urbani (DM 420/2001).
Ora siamo al dunque e, come direbbe Guido Meda, si è scatenato l'inferno (quello delle buone intenzioni di cui sopra e senza l'adrenalina della moto di Valentino Rossi, purtroppo). L'ingarbugliamento della situazione risale, come accennavo poco sopra, ai due famigerati decreti in cui si fissarono le regole per qualificare imprese e restauratori-individui. Non discuto sulle scelte (troppo lungo, troppo defatigante e troppo ci sarebbe da dire) anche se non posso evitarmi di ricordare la perplessità suscitata dalla opzione di considerare restauratore qualificato un laureato in conservazione che di restauro era informato a volo radente attraverso un paio di esami su restauro e conservazione
e non un poveraccio diplomato presso una scuola di restauro triennale. Comunque, non bastando: le regole del gioco della qualificazione furono cambiate durante la partita (e questo John Wayne, il grande sceriffo J.T. Chance di Un dollaro d'onore, lo avrebbe,
forse, chiamato barare) per cui una scuola che, fino a quel momento, era dispensatrice di restauratori provetti, un anno dopo (anzi un paio di decreti dopo) diventava un trascurabile sfornatore di collaboratori restauratori, rendendo pure il passaggio retroattivo. Come dire che uno che si è laureato in medicina nel 1978, oggi non è più laureato e deve fare un nuovo esame per dimostrare di essere un medico "qualificato". Da questo declassamento sono fatti salvi solo i gloriosi diplomati (anche triennali) dell'Istituto centrale per il restauro (Roma) e dell'Opificio delle pietre dure (Firenze) che sono restauratori ope legis perché fatti di una pasta più fine rispetto agli altri diplomati
(triennali) presso altre scuole. 3 Non so, non so perché ma mi viene da pensare che la squisitezza della pasta non c'entri più di quanto invece conti la legge del più forte:ora associazioni di restauratori non meglio identificate; un tempo i rinomati prodotti della altisonante Scuola europea di conservazione e restauro del libro di Spoleto che, all'epoca in cui tutti quelli che desideravano essere inseriti nell'elenco dei restauratori di beni librari idonei a lavorare per l'amministrazione pubblica, dovevano sostenere un esame presso l'Istituto centrale per la patologia del libro, furono, appunto, immessi senza colpo ferire. Ora invece anche loro partecipano alla confusione, allo smarrimento, alla rabbia dei colleghi retrocessi, insieme a loro pongono e si pongono domande senza risposta e, come loro, hanno subito scoraggiati le infinite posticipazioni della data di uscita del bando:infatti, dall'annuncio del 2004 (anno di pubblicazione del Codice dei beni culturali, appunto), ci si è trascinati fino al fatidico 12 agosto 2009 (dodiciagostoduemilanove) quando, con la circolare n. 35/2009, sono state emanate - enfin! - le Linee guida applicative per la disciplina transitoria degli operatori del restauro art. 182 commi 1, I-bis, I-ter, 1-quater ed 1-quinquies del Codice dei beni culturali, seguite poco dopo da due correttivi (masenza grappa). Tralascio il fatto che i restauratori interni all'amministrazione, fino ad oggi (o forse fino al 31 dicembre prossimo) garanti e immagine di quest'ultima, dal 2 gennaio potrebbero non essere più qualificati e quindi, anche "se il loro stipendio continua a correre" (come qualcuno in alto ha sarcasticamente commentato), l'amministrazione medesima (non loro) potrebbe incorrere in spiacevoli situazioni di delegittimazione che solo chi non vive il lavoro in corpore vili può non comprendere. A tal punto non lo comprende o si finge di non comprenderlo chi, ad ogni "Pier sospinto,4 insiste sul fatto che, per mettere le mani sui beni culturali, una volta concluse le procedure, è indispensabile conseguire, appunto, la qualifica di restauratore
di beni culturali o di collaboratore restauratore. Così, nel caso un pubblico dipendente non rientrasse nella categoria eletta, oltre ad essere sbeffeggiato da un esterno qualunque, potrebbe pure essere non più autorizzato a "toccare"i beni.5 E non mi si venga a dire che è giusto così perché ne ho viste troppe per credere ancora che qualificazione sia l'equivalente di qualità quindi di reale capacità di compiere a regola d'arte gli interventi. Ma trapassiamo tutto quello che sta nel mezzo e arriviamo all'odierno amaro calice: bisogna berlo, ormai non si sfugge. Però, dico io, non è mica necessario anche flagellarsi nel mentre che si ingolla. Da pochi giorni (anche se
più volte annunciati e non pubblicati) sono usciti i moduli da utilizzare per l'inserimento dei dati per la richiesta di qualificazione. Le domande che i poveri cristi (minuscolo,a ragion veduta) si trovano a farsi, una volta cliccato sui suddetti modelli, sono innumerevoli e, per amore o per forza, le interrogazioni devono essere rivolte solo per e-mail ad un help desk del ministero (praticamente un call center senza Sabrina Ferilli,6 temo): una voce (anzi, una mail), con cui, ovviamente (è questo il bello del call center), è impossibile prendersela perché non si sa neppure che faccia, che competenza, che autonomia abbia (e che, anche nel caso subisse una transustanziazione
in volto umano, potrebbe sempre dire che ha risposto un altro) la quale replica in un modo, diciamo così, appena appena superficiale, facendo spesso un copia-incolla (ho le prove!) con risposte già fornite in precedenza o mandando "chiarimenti"che consistono nel riproporre pezzetti delle Linee guida, già purtroppo e lungamente studiate e conosciute dal questuante.7
Circoscrivo il discorso ai beni che interessano a me (libri) e noto come, alla specifica richiesta di un restauratore pubblico sulla possibilità di snellire le procedure accorpando i beni ed inviando, eventualmente, un .pdf del registro di consegna e riconsegna delle opere date in restauro (con esecutore, tipo di operazione effettuata, giorno di consegna, giorno di riconsegna), invece di comporre, a mo' di novelli amanuensi informatizzati, Sabrina Ferilli ha risposto (dopo vari giorni e, naturalmente, per e-mail) che non si danno risposte sul merito.
Ohibò! E a me che sembrava si trattasse di procedure (come si immettono i dati) e non di cosa sarà valutato (merito): forse non parliamo la stessa lingua.8 Non accettare questa proposta (e non proporne altre simili, sempre a scopo "snellente") e arroccarsi, al contrario, sulle postazioni precedentemente assunte, mi sembra - come dire? — piuttosto miope e per nulla necessario. Però sembra del tutto inutile sgolarsi (metaforicamente), spiegando che, nello scrivere le norme per il volgo, è sfuggito a qualcuno (lo stesso che aveva dimenticato di mettere in linea, in una prima versione del modello, fra le Tipologie del materiale della Sezione B, il Materiale librario e documentano!!) che, non trattandosi della Madonna del Cardellino, 8 anni di lavoro certificato possono essere coperti, di media, con circa 150-200 libri (se antichi); ma, insomma, è umano che sfugga qualcosa e nonostante pertengano all'etere, son certo umani; come noi del resto, a cui, guarda caso, sfugge completamente il significato recondito di dover riempire quattro pagine di modello per ogni collocazione.Bontà loro, ci risparmiano (per ora) il .pdf dei lavori svolti e le indicazioni di autore/titolo e numero di inventario, pur sotto le forche caudine dell'asserzione che ognuna è una "informazione che si può non indicare ma che è opportuno fornire, se posseduta, per facilitare l'identificazione del bene oggetto dell'attività di restauro che si dichiara"*. Per ora, dunque, siamo salvi, anche perché per noi che, disgraziatamente, abbiamo un archivio di progetti ordinato, si sarebbe trattato di andare a ripescarvi circa 200 schede a operatore, scansionarle e poi rimetterle a posto.
Scompiglio assicurato e tempo perso. Ma che cos'è il tempo per uno statale fannullone qual io sono stata definita da un ministro che di me ne sapeva certo più di me!
Però nel mentre m'impigrisco alla scrivania, penso alla situazione di una ditta che forse deve riempire i moduli la notte o nei fine settimana, non potendo chiudere il laboratorio per un mese. Sempre per sentito dire, immaginato, intuito, pare anche che, al solito, famigerato Nome del bene che introduce la Sezione B,10 non potrebbero infatti essere inseriti da parte dei privati, neppure i lotti di materiale (ovvero un solo "nome" per un certo numero di libri) ma che anche loro dovrebbero inserire ogni lavoro, libro per libro. Però, in una parte del modulo che segue subito dopo, si fa riferimento ad un contratto quindi quest'ultimo riguarda, appunto, un certo numero di volumi: che dovrebbero fare quindi? Una scheda per ciascun volume e citare il medesimo contratto? A questo proposito, riporto di seguito una mail (è un destino!) di un anonimo restauratore che su Google gruppi (di restauratori) interviene con parole che mi sembrano proprio "a fagiolo":Ho provato a scrivere (a mano) una scheda del Modello B (7 pagine) sorvolando molte cose: tempo impiegato 10 minuti per un bene restaurato.Ho contato quanti beni devo includere nel modulo (conteggio per difetto). Risultato: il numero di beni
archivistici, librari e opere grafiche su carta è di 1100 per otto anni. A conti fatti, stando otto ore al computer ogni giorno dovrò rimanere incollato per circa 23 giorni (sabati e domeniche comprese).
Ma devo andare a lavorare e mi concederò quattro ore al giorno. Ergo che da 23 giorni si passerà a 46. Ma non c'è solo il Concorso dopo il lavoro: ho famiglia. Quindi devo ridurre a due ore al giorno e alla fine non potrò più fare il concorso perché non ho tempo per scrivere.
E se non scrivo non potrò più lavorare e diventerò un disoccupato con a carico una famiglia. Morale: ho deciso a freddo di dire alla mia famiglia di non mangiare fino al 31 dicembre perché devo inserire i dati per il concorso di Restauratore.
Ripensandoci, però, è una vera fortuna che, nel nostro settore, in questo periodo, non ci sia mercato, così le imprese e gli impresari possono dedicarsi a questa utile attività anche se dopo, comunque, la chiuderanno lo stesso la loro botteguccia perché, probabilmente, non saranno qualificati per tenerla aperta. Animo, però! La circolare 35/2009 consiglia di fare le domande per tutte le possibilità previste così, se, oh (s)qualificato restauratore!, ti rifiutano alla prima domanda (restauratore tout court), hai a disposizione la busta n. 2 (prova d'idoneità) e anche la n. 3 (domanda per collaboratore restauratore). Alla fine, si tratterà solo di ingaggiare nominalmente un "vero" restauratore che firmi ufficialmente al posto suo. Ma bando alle ciance e torniamo al call center! Non divaghiamo! Niet dunque, anche rispetto a come si deve inserire nel modello, in cui si fa riferimento solo agli interventi... la progettazione o la direzione lavori o la collazione (ma di quest'ultima, effettivamente, non abbiamo chiesto: sarebbe stato arduo far capire in tre, scarne parole che si tratta del controllo -1- della completezza -2- del volume-e 3!-). Niet pure rispetto a come devono essere calcolati i lavori di una s.n.c. con 3 soci. Che dire? Trovo abbastanza sterile venire a sapere a domande inviate (e non correggibili), quindi gioiosamente a-posteriori, come si sarebbe dovuto fare e scoprire, magari, che il metodo scelto pregiudica il risultato finale o che, in qualche modo, le domande erano incomplete
di qualche dato e quindi inammissibili.11 "Mi viene da pensare che chi ha prodotto le inoppugnabili (apparentemente) Linee guida, peraltro successivamente oppugnate in vari punti dell'Addendum (circolare n. 36 de 21.9.2009) e del Bando di selezione pubblica (25.9.2009), dopo un così lungo rimuginare, poteva forse produrre qualcosa di più e di diverso rispetto ad asserzioni che, in un paragrafo, si inchiodano su un rigore senza se e senza ma rispetto, ad esempio, alle certificazioni che devono essere "già custodite"dall'amministrazione12 e, in quello seguente, si accontentano del ricordo di qualche funzionario (povera me! Qui sono la più anziana e, forse, proprio per questo,
non ricordo niente?). E ciò riguarda non solo i lavori effettuati in generale da una impresa e di cui non esistono "carte" ma la "responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento"... ovvero se un determinato lavoro è stato eventualmente effettuato da un dipendente dell'impresa che ora chiede il riconoscimento della qualifica di restauratore. Cosa che il funzionario ben difficilmente potrà sottoscrivere.13
E le attestazioni "ora per allora"?14 Tuoni e fulmini su chi osa solo pensare di farle; infatti, mentre per il collaboratore ci si accontenta benignamente delle autocertificazioni o delle certificazioni del datore di lavoro, per il restauratore è indispensabile che la sua "responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento" sia dichiarata, sottoscritta e giurata a suo tempo, ovvero quando accadde il fatto. È previsto anche il taglio della mano per il funzionario mendace e, devo aggiungere, il modello di attestazione che il tapino deve sottoscrivere non lascia scampo rispetto alle dichiarazioni di cui si deve fare garante.15 Però, mio incongruo Virgilio, come fa l'attempato funzionario
a sapere, se non gli fu comunicato all'epoca, chi ha restaurato un bene visto che, ufficialmente, appariva in prima persona solo il responsabile dell'impresa? Ma basta domande in libertà e passo a commentare il collaudo rispetto al quale, nella esilarante nota 13 delle Linee guida, si afferma:
... per lavori precedenti [agli anni'90] comunque in mancanza di certificato,gli Uffici interessati sono tenuti a verificare "ora per allora" la corretta esecuzione degli interventi conservativi e ciò anche attraverso presunzioni, in relazione al buono stato attuale del bene oggetto degli interventi o alla circostanza che non si sono verificati, nel periodo successivo l'intervento, deterioramenti o danni particolari, che non siano
imputabili, secondo un canone di media vantazione, all'azione del tempo o a fatti accidentali esogeni. Dimmi, Sabrìna, cosa vuoi dire mediamente e cosa vado a controllare adesso quando, a suo tempo, il lavoro è stato, con tutta evidenza, collaudato (altrimenti non poteva essere pagato) da altri? E come posso dichiarare ora (e dimostrare) che lo stato di degrado medio [sicsicsic] dipende dal restauro non a regola
d'arte e non dall'incuria del personale che ha il bene in custodia o dall'ambiente malsano in cui il bene è conservato? E chi ci va a fare questo controllo? Chi è l'esperto? Per quanto mi riguarda, forte del mio ruolo, dovrei scandagliare i magazzini impegnandomi nella caccia di centinaia di volumi (magari, poi, andando così lontano nel tempo,non ci sono neppure gli elenchi dei libri restaurati, risparmiandomi la fatica) e dare V imprimatur? O ci si accontenta di un passante che, vedendo che il libro ha ancora la forma di libro e non
quella di un scatola di pomodori pelati, dichiara che è stato ben restaurato 15 o 20 anni fa?* E, visto che ci siamo: come ci si comporta nei confronti dei collaudi negativi (magari di allora così non si inquina l'esemplificazione)? Come si fa a comunicare questa notizia (non secondaria) al Ministero se l'impresa (ovviamente) non ne richiede l'attestazione? Interrompo qui questa nota mentre i restauratori (o presunti tali) sono in mezzo al guado; dove, senza essere direttamente parte in causa, mi trovo anch'io. Qui galleggio e bovinamente mi chiedo quali, fra quelle che ho portato avanti finora, siano le attività urgenti e quali quelle che posso tralasciare (perdono, Brunetta!) così da poter rincorrere le attestazioni*; guardo nel vuoto e rifletto su come andrà a finire questa giostra ovvero se dovrò vedere il settore falcidiato e scremato grazie alle macchinose procedure di qualificazione oppure se è il caso di correre al supermercato a fare incetta di tarallucci e vino, per quando le migliaia di restauratori (ora sulla graticola) saranno tutti riconosciuti tali e si farà festa;con buona pace dell'art. 182 e delle defatiganti Linee guida.


Note
1 "Art. 182. Disposizioni transitorie.
(articolo così modificato dall'articolo 4 del d.lgs. n. 156 del 2006 poi dall'articolo
3 del d.lgs. n. 62 del 2008)
1. In via transitoria, agli effetti indicati all'articolo 29, comma 9-bis, acquisisce
la qualifica di restauratore di beni culturali:
a) colui che consegua un diploma presso una scuola di restauro statale di cui
all'articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, purché risulti
iscritto ai relativi corsi prima della data del 31 gennaio 2006;
b) colui che, alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro 24 ottobre 2001, n. 420, abbia conseguito un diploma presso una scuola di restauro statale o regionale di durata non inferiore a due anni ed abbia svolto, per un periodo di tempo almeno doppio rispetto a quello scolare mancante per raggiungere un quadriennio e comunque non inferiore a due anni, attività di restauro dei beni suddetti, direttamente e in proprio, ovvero direttamente e in rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa con responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento, con regolare esecuzione certificata dall'autorità' preposta alla tutela dei beni o dagli istituti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368;
e) colui che, alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro 24 ottobre 2001, n. 420, abbia svolto, per un periodo di almeno otto anni, attività di restauro dei beni suddetti, direttamente e in proprio, ovvero direttamente e in rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa con responsabilità diretta
nella gestione tecnica dell'intervento, con regolare esecuzione certificata
dall'autorità preposta alla tutela dei beni o dagli istituti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368.
I-bis. Può altresì acquisire la qualifica di restauratore di beni culturali, ai medesimi effetti indicati all'articolo 29, comma 9-bis, previo superamento di una prova di idoneità con valore di esame di stato abilitante, secondo modalità stabilite con decreto del Ministro da emanare di concerto con i Ministri
dell'istruzione e dell'università' e della ricerca, entro il 30 ottobre 2008:
(comma così modificato dall'articolo 3-ter della legge n. 17 del 2007)
a) colui che, alla data di entrata in vigore del decreto del Ministro 24 ottobre 2001, n. 420, abbia svolto, per un periodo almeno pari a quattro anni, attività di restauro dei beni suddetti, direttamente e in proprio, ovvero direttamente e in rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa con responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento, con regolare esecuzione certificata dall'autorità preposta alla tutela dei beni o dagli istituti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre
1998, n. 368;
b) colui che abbia conseguito o consegua un diploma in restauro presso le accademie di belle arti con insegnamento almeno triennale, purché risulti iscritto ai relativi corsi prima della data del 31 gennaio 2006;
c) colui che abbia conseguito o consegua un diploma presso una scuola di restauro statale o regionale di durata non inferiore a due anni, purché risulti iscritto ai relativi corsi prima della data del 31 gennaio 2006;
d) colui che consegua un diploma di laurea specialistica in conservazione e
restauro del patrimonio storico-artistico, purché risulti iscritto ai relativi corsi
prima della data del 31 gennaio 2006;
d-bis) colui che abbia acquisito la qualifica di collaboratore restauratore di
beni culturali ai sensi del comma 1- quinquies, lettere a), b) e e) ed abbia
svolto, alla data del 30 giugno 2007, per un periodo pari almeno a tre anni, attività di restauro di beni culturali, direttamente e in proprio, ovvero direttamente e in rapporto di lavoro dipendente o di collaborazione coordinata e continuativa con responsabilità
diretta nella gestione tecnica dell'intervento, con regolare esecuzione certificata dall'autorità preposta alla tutela dei beni o dagli istituti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368.
I-ter. Ai fini dell'applicazione dei commi 1, lettere b) e e), e I-bis, lettere a)
e d-bis):
a) la durata dell'attività di restauro è documentata dai termini di consegna e di completamento dei lavori, con possibilità di cumulare la durata di più lavori eseguiti nello stesso periodo;
b) il requisito della responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento
deve risultare esclusivamente da atti di data certa emanati, ricevuti o comunque
custoditi dall'autorità preposta alla tutela del bene oggetto dei lavori o dagli istituti di cui all'articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368; i competenti organi ministeriali rilasciano agli interessati le necessarie attestazioni entro trenta giorni dalla
richiesta.
1-quater. La qualifica di restauratore di beni culturali è attribuita, previa verifica del possesso dei requisiti ovvero previo superamento della prova di idoneità, secondo quanto disposto ai commi precedenti, con provvedimenti del Ministero che danno luogo all'inserimento in un apposito elenco, reso accessibile a tutti gli interessati.
Alla tenuta dell'elenco provvede il Ministero medesimo, nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, sentita una rappresentanza degli iscritti.
L'elenco viene tempestivamente aggiornato, anche mediante inserimento dei
nominativi di coloro i quali conseguono la qualifica ai sensi dell'articolo 29, commi 7, 8 e 9. 1-quinquies. Nelle more dell'attuazione dell'articolo 29, comma 10, ai medesimi effetti di cui al comma 9-bis dello stesso articolo, acquisisce la qualifica di collaboratore restauratore di beni culturali (...)". Ma questa la risparmio...
2 "... L'insegnamento del restauro è impartito dalle scuole di alta formazione e di studio istituite ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, nonché dai centri di cui al comma I l e dagli altri soggetti pubblici e privati accreditati presso
lo Stato. Con decreto del Ministro adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge n. 400 del 1998 di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sono individuati le modalità di accreditamento, i requisiti minimi organizzativi e di funzionamento dei soggetti di cui al presente comma, le modalità della vigilanza sullo svolgimento delle attività didattiche e dell'esame finale, abilitante alle attività di cui al comma 6 e avente valore di esame di Stato, cui partecipa almeno un rappresentante del
Ministero, il titolo accademico rilasciato a seguito del superamento di detto esame, che è equiparato al diploma di laurea specialistica o magistrale, nonché le caratteristiche del corpo docente.
Il procedimento di accreditamento si conclude con provvedimento adottato entro novanta giorni dalla presentazione della domanda corredata dalla prescritta documentazione." (art. 29 comma 9. del d. Igs. 42/2004).
3 "Si ritiene che rientrino nella previsione dell'articolo 182, comma 1, lettera
a), sia i diplomi rilasciati dall'Istituto Centrale per il Restauro (...) sia dall'Opificio
delle Pietre Dure di Firenze (...), negli ultimi anni (corsi di durata quadriennale) sia quelli rilasciati prima della riorganizzazione dei corsi (corsi di durata triennale, con eventuale ulteriore anno di perfezionamento), indipendentemente dalla diversa durata, poiché tale formazione anche prima del riordino di cui all'art. 9 del d. Igs. 368/1998, ha rappresentato, prò tempore-, il modello di eccellenza rispetto al quale la validità degli altri corsi statali o regionali veniva misurata dalla normativa e nella prassi..." (Lineeguida, nota 10, p. 9).
4 Cito dall'ineffabile ex ministro Vincenza Bono Parrino.
5 Si legge, infatti nella circolare n. 35/2009 che introduce le Linee guida applicative. "Ai sensi dell'alt. 29, comma 9-bis, del Codice, tale disciplina influirà direttamente sulla possibilità di eseguire interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili
e superfici decorate di beni architettonici (...), per i quali il comma 6 prevede una riserva professionale a favore dei restauratori di beni culturali" [art. 29 comma 6: "Fermo quanto disposto dalla normativa in materia di progettazione ed esecuzione di opere su beni architettonici, gli interventi di manutenzione e restauro su beni culturali mobili e superfici decorate di beni architettonici sono eseguiti in via esclusiva da coloro che sono restauratori di beni culturali ai sensi della normativa in materia"].
E alla nota nota 4, p. 4, sempre delle Linee guida: "È utile precisare che l'inserimento negli elenchi interessa tutti gli operatori vale a dire, sia gli operatori privati sia i dipendenti pubblici, che hanno i requisiti richiesti dalla legge. Per tutti, una volta
completata l'applicazione dell'articolo 182, l'affidamento personale delle responsabilità
di interventi conservativi, così come l'attivazione dei rapporti di lavoro con imprese di settore (che faranno valere detti rapporti ai fini della qualificazione agli appalti pubblici), potranno avvenire soltanto nei confronti di soggetti in possesso delle qualifiche professionali previste dalla legge".
6 Esuberante responsabile di cali center
nel film Tutta la vita davanti.
1 Si lamenta, con un certo spirito, tal farimanu, sempre su Google Gruppi:
"Siete pregati di non inserire la risposta automatica, ma di rispondere al quesito che vi sto ponendo in maniera appropriata"; e adry risponde: "...ho scritto: 'sono quasi pronto per inviare il Modulo del Concorso per restauratore e mi trovo con questo problema:
devo mandare all'organo regionale le schede descrittive dell'attività di restauro per l'attestazione dei lavori. Come posso fare? Non mi rispondete con: www.restauratori.
beniculturali.it/moduli/modelli.doc oppure con: <http://www.restauratori.beniculturali.it/moduli/Modulodi
domanda... > grazie'".

8 Merita. "... Per estensione, nell'uso comune, entrare nel merito d'una questione,
esaminarla, trattarla, discuterla nei suoi aspetti essenziali..." (Dizionario Enciclopedico Italiano voi. VII, p. 628).
Metodo: "... In generale, il modo, la via, il procedimento seguito nel fare qualche cosa, nello svolgere una qualsiasi attività secondi un ordine e un piano prestabiliti in vista del fine che s'intende raggiungere..." (Dizionario Enciclopedico Italiano voi. VII, p. 687).
9 (restauratori ©beniculturali.it FAQ Risposte a domande frequenti)
10 Sezione B. "Svolgimento dell'attività di restauro con responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento.
Sottoscheda 1. Bene culturale oggetto dell'intervento di restauro,
a) Nome del bene* (indicare la denominazione del
bene cui si riferisce l'attività di restauro);
b) Numero di inventario-, e) Tipologia del bene-, d) Cronologia del bene,
(fornire il periodo di esecuzione del bene all'epoca dell'attività di restauro,
ove necessario con indicazione da-a);
e) Localizzazione del bene*; f) Autorità preposta alla tutela del bene all'epoca
dell'attività di restauro *• g) Soggetto appaltante all'epoca dell'attività
di restauro*, h) Proprietario del bene'. Quelli con gli asterischi sono campi
obbligatori. Sottoscheda 2...". Anche questa la risparmio...
11 "Le domande incomplete verranno considerate inammissibili e archiviate"
(Linee guida, p. 7).
12 Presupposti delle attestazioni: riscontro delle dichiarazioni con la documentazione
ufficiale e ricorso a presunzioni logiche-, quanto alla prova che sia stata realmente effettuata un'attività di restauro con i connotati richiesti dalla legge (...), la norma richiede che la valutazione debba potersi riferire ad "atti emanati, ricevuti, o comunque
custoditi" dalla soprintendenza(comma I-ter) (...). La formula normativa sopra esaminata, nel riferirsi agli atti ("emanati, ricevuti, o comunque custoditi")
persegue l'obiettivo di assicurare che il ruolo ricoperto dall'interessato
risulti, ovvero possa desumersi da una traccia documentale certa. (Linee
guida, § 5.2.2., p. 11-12)
13 "Ipotesi straordinaria di mancanza di documentazione ufficiale. Come esposto,
le attestazioni dovranno essere basate su adeguata documentazione.
In quanto il comma I-ter fa riferimento "esclusivo" ad atti. Può tuttavia
verificarsi che gli atti dai quali....dovrebbero risultare le modalità di realizzazione
dell'intervento conservativo ed i soggetti che ne assumono la responsabilità
siano incompleti, siano andati perduti o comunque risultino irreperibili negli archivi. Cosicché risulti impossibile perfino determinare su base documentale certa che un determinato restauro, pur autorizzato, sia stato eseguito e da quale impresa. Tuttavia,
se l'intervento di restauro è stato realizzato in modo corretto, in motivati casi di mancanza della relativa documentazione che il contenuto degli atti, obbligatori per legge ma tuttavia in concreto mancanti, venga ricostruito dalle amministrazioni competenti.
Condizione imprescindibile per tale ricostruzione del fascicolo è che il soggetto che ha avanzato la domanda di attestazione possa fornire quanto meno qualche documento anche di provenienza privata (...), idoneo a costituire un principio di prova della verità
storica dei fatti di cui si richiede l'attestazione. Su tali basi, qualora il funzionario il quale a suo tempo aveva vigilato sui lavori abbia ricordo certo e diretto... può ammettersi che il
predetto funzionario attesti l'avvenuto smarrimento, la distruzione o, comunque, l'indisponibilità dei documenti e le circostanze da lui direttamente conosciute (va da sé) assumendosi la responsabilità anche penale, della corrispondenza al vero di quanto dichiarato...Deve poi precisarsi che, a fronte di documenti univoci e significativi, forniti
dall'interessato, il Responsabile Unico del Procedimento può rilasciare l'attestazione favorevole anche ove nessuno, nell'ambito dell'amministrazione pubblica competente, abbia conservato memoria personale dei fatti." (Linee guida, § 5.2.3, p. 15)
14 "È fondamentale che detti atti risalgano all'epoca di svolgimento dell'attività,
per evitar che ricostruzioni postume conferiscano posizioni di responsabilità nell'ambito dell'impresa che non erano state esplicitate e che quindi non può presumersi fossero state conosciute ed apprezzate dall'amministrazione o dal privato committente dei lavori fino all'affidamento" (Linee guida, Nota 19).
15 Attestazione su base di conoscenza diretta della corrispondenza alla documentazione
acquisita: "Io sottoscritto... attesto che, quanto dichiarato dal predetto in ordine alle attività svolte con responsabilità diretta nella gestione tecnica dell'intervento (...) corrisponde alla conoscenza diretta acquisita dal sottoscritto nell'esercizio dei compiti istituzionali di vigilanza e ispezione su detto intervento conservativo. Attesto pertanto che l'interessato ha svolto attività di restauro... Con responsabilità nella gestione tecnica dell'intervento (...) con un ruolo almeno pari a quello di direttore di cantiere, per una durata complessiva di..."
16 "So" ironica... pure troppo..." (da Tunnel o Avanzi, non ricordo bene... c.v.d.)
18 "In ogni caso è opportuno che le attestazioni vengano rilasciate sollecitamente"
si afferma nelle Linee guida (§ 5.5., p. 16) e alla nota 25 delle stesse si precisa: "A tal fine, le Soprintendenze sono invitate a dare priorità a dette attività, fermo restando lo svolgimento dei compiti istituzionali urgenti ed imprescindibili".



Edited by Libero Rossi - 14/1/2010, 17:04
 
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mafalda50
view post Posted on 16/1/2010, 17:21     +1   -1




Bello, veritiero e disperato articolo. La realtà è questa e tuttavia anche peggiore. per noi restauratori storici- quelli del '79- vecchierelli e pochi, essere gabbati così, nel disprezzo totale del diritto dal nostro ministero è stata dura. Scoprire poi che il nostro sindacato condivideva approccio e metodo, addirittura devastante. Abbiamo perso tempo nell'incredulità e nella discussione invece di reagire con i dovuti canali legali e sindacali. Ci saremmo dovuti coordinare, chiedere la solidarietà manifesta di colleghi e dirigenti e invece...Pensavamo tutti che ci avrebbe aiutato, coordinato, organizzato il nostro sindacato..ed ora è troppo tardi. Il tempo dei ricorsi è scaduto. Moltissimi l'hanno fatto, privati costituiti in comitati spontanei, studenti, confartigianato, regioni, cgilfillea quasi fosse diversa ma cgilmibac no. Per principio e per convinzione Libero ci hai lasciati soli. Ora la Disciplina andrà avanti nello stesso spirito in cui è nata. Il tempo passa ed è sempre più leggibile lo scopo ultimo e le ingiustizie in itinere. Per la disciplina quel che conta è il lavoro eseguito. Non conta chi ha progettato con capacità ed esperienza e coordinato quel lavoro ma chi l'ha materialmente fatto. Giusto? Vediamo quanto è giusto e per chi. Non è giusto per il Restauratore -AreaC per intenderci- che ha spesso essenzialmente progettato e coordinato, questi i suoi compiti per il profilo professionale.GLi interventi materiali mirati, su particolari opere o fasi difficili. Pochi casi quindi, tempi sovrapposti e difficilmente dipanabili. Gli assistenti- Area B- hanno spesso realizzato il lavoro materialmente, sono loro quindi i veri restauratori. Per quanto sovrapposti, ci sono costanti e univoci, tempi e lavori. Giusto? Ora l'are B, è composita. La recente riqualificazione ha dato molte possibilità ad alcuni ed ad altri-b3, B3 super- poche o nessuna. Fra essi, perchè questa è la realtà degli organici del Ministero, ci sono le più varie provenienze formative, dalla licenza elementare alla laurea. E' giusto che non conti il titolo di studio? Come ci si differenzia allora se la ripartizione del lavoro è più o meno uguale? Possibile che il percorso formativo, le competenze culturali acquisite non contino in più e per nulla? Chi ha una laurea faticosamente presa, chi ha diplomi, specializzazioni o quant'altro è pari a chi non le ha solo perchè hanno restaurato un egual numero di lucerne nel medesimo periodo?E se per ventura il B3 super seguiva colleghi B1 e B2 ante riqualificazione, facendo meno perchè organizzava e semplificava il loro lavoro, ora dovrà retrocedere? Paradossalmente questa Disciplina è una roulette russa, chi ci guadagna di più è quello che ha meno da perdere. Chi ha fatto un lavoro meramente esecutivo sarà premiato mentre chi ripeto, per profili e compiti istituzionali e per titoli e gerarchia, concepiva, progettava, coordinava seguiva il restauro sarà penalizzato. Ditemi ora,è giusto? Dimmelo tu Libero che ci proponi di ricominciare che intendi fare. Come intendi sanare queste ingiustizie che si riverberano le une sulle altre, che intendi proporre e proporci nei contatti e incontri che avrai con l'Amministrazione. Ricominciamo da quel che è GIUSTO allora. Sarebbe giusto sapere chi ci sarà seduto al tavolo con il ministero e capire chi analizzerà i dati che invieremo, come saranno valutati e in che tempi. Insomma chi ci giudicherà e quali sono parametri e criteri oggettivi. Le Linee non sono proprio chiare- anche in questo- e non danno sicurezze.
Poi, dopo i risultati inizieranno i ricorsi dei pubblici per il danno subito, sai che scacco se fosse il Tar ,bando. di concorso 79 per esempio e profilo professionale alla mano, a decidere chi è o non è restauratore. Se a promuovere e/o bocciare saranno i giudici in punta di diritto che succederà? Inizieranno le cause dei privati verso i soprintendenti che li hanno fatti lavorare negli anni di vacanza della legge, ai rup che hanno bandito e via dicendo...insomma un bel circo a cui potranno unirsi anche le opinioni europee sul riconoscimento dele qualifiche professionali. Ricominciamo Libero, ricomincia con darmi, darci una risposta per favore..

Ciao a tutti
Mafalda
 
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mafalda50
view post Posted on 19/1/2010, 20:13     +1   -1




Caspita che discussione...avete tutti risolto il problema o siete troppo depressi per partecipare o scrivere le vostre opinioni?
Libero sarà occupato ma tutti gli altri dove sono?
C'é nessuno?....
 
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shadow600
view post Posted on 19/1/2010, 21:34     +1   -1




 
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mafalda50
view post Posted on 19/1/2010, 23:00     +1   -1




Grazie Shadow, almeno tu stai di vedetta e rispondi ai miei accorati appelli! Scherzo! Ho letto l'articolo che hai inviato..come vedi è tutto bloccato. La proroga è una vittoria di Pirro, altrochè! Intanto il tempo passa, nessuno parla di tavoli ed incontri con il Ministero e il 30 aprile andremo a farci "macellare" privati e pubblici tutti insieme. Se a noi pubblici storici o no, brucerà l'umiliazione ed un nuovo lavoro (??) a scelta del dirigente, figurati i privati..umiliati,insultati e trasformati in precari e disoccupati. Bisogna che il sindacato, di cui rivendico con forza l'appartenenza, si mobiliti e faccia molto più di qualcosa. Ormai le categorie di lavoro e lavoratori sono in continua trasformazione. La classe operaia non esiste più, non sarà un caso che molti lavoratori del restauro siano iscritti alla cassa edile e tante, tante sono donne. Il sindacato non può ignorare questa evoluzione sociale e civile a cui, grazie a nuovi strumenti di comunicazione, si avviano i lavoratori. Sempre più in contatto e sempre più vicini, pronti a all'associazionismo ed a rappresentarsi da soli se nessuno dei sindacati storici, prvvede. I sintomi ci sono da molto tempo anzi, ora l'evoluzione è conclamata. Pare che di questo non si accorgano politici e sindacati, tutti presi all'interno dei loro meccanismi autoreferenziali. Chi si sveglia per primo avrà seguito e voce, chi pensa che nulla sia cambiato ed i meccanismi siano gli stessi sbaglia. Non sarà per oggi e forse neanche per domani ma accadrà. Voglio che il mio sindacato, la mia casa di lavoratore, si svegli ed ascolti, risponda, aiuti, organizzi, cavalchi con responsabilità e coscienza la protesta, la trasformi in futuro di dignità. Per me, per tutti noi, vecchi e giovani. Ne abbiamo DIRITTO!
E dopo questa tirata..ti dò la buonanotte, grazie ancora dell'ascolto
Ciao Mafalda
 
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Celadon 58
view post Posted on 20/1/2010, 02:28     +1   -1




Cari Mafalda e Shadow, sì vi leggo da giorni e vorrei contribuire al dibattito... ma mi accorgo che, anche stasera, è davvero tardi (dopo essermi, appunto, attardata ad esaminare carte di assicurazioni e avvocati su di un danno occorso ad un'importante statua danneggiatasi a seguito di incauta movimentazione... !).
Alla prossima... Ora vado (veramente) a dormire poiché sono stanca, e non solo fisicamente... Inoltre, sono perennemente molto, molto inca°°ata* con l'Amministrazione per la troppo nota questione della qualificazione, nonché con il Sindacato per il suo 'silenzio assordante'...

Già Celadon ora Cocciopesto

P.S. * Scusate la 'licenza poetica' (che, vista la situazione, non può avere la lirica di un Petrarca, bensì quella di un... Belli!).
 
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shadow600
view post Posted on 20/1/2010, 07:26     +1   -1




Ieri in televisione (Ballarò) il Dott. Palamara, presidente dell'Associazione Magistrati, lamentava lo scarso funzionamento della giustizia per vari motivi, tra i quali quello del PERSONALE DEQUALIFICATO E DEMOTIVATO nelle Cancellerie, che sono gli organi vitali per il funzionamento dei tribunali. Ragionando in termini di dequalificazione anche nel mondo del restauro, penso che il Decreto 53/2009 creerà una schiera di DEQUALIFICATI COLLABORATORI non solo nel Mibac, ma soprattutto nel settore privato, dove un futuro collaboratore-restauratore, con tutta la professionalità dimostrabile, rischierà di guadagnare MENO DI UN MANOVALE extracomunitario, in un cantiere. Mi piacerebbe chiedere a Bondi cosa succederà, quando tutti quei restauratori senza il "bollino blu" che, fino ad oggi, possono emettere fatture pagando le tasse con la partita IVA, non potranno più fatturare perdendo il titolo di "impresa individuale", andando a lavorare "sotto padrone" o cambiando addirittura mestiere. Bondi dovrebbe ricordare che nel campo del restauro, migliaia di imprese sono a carattere individuale e se ci si inventa questo iter farraginoso della documentazione pregressa, con la burla dell'esame finale a quiz su tante materie, allora non si vuole aiutare il lavoro autonomo (che paga le tasse), ma si vuole creare solo una elite spartitoria (ICR, OPD e Venaria) per il poco lavoro che la PA puo permettersi di appaltare. Ricordo che in Francia, pochi mesi fa, Sarkozy stanziò ben 37 miliardi di euro per rilanciare l'economia ed il lavoro, contro la crisi: di questi 37 miliardi stanziati, una parte è stata assegnata proprio per il restauro di opere d'arte e di immobili di pregio, come il Castello di Fontainbleu e come tanti altri nella Valle della Loira. S'è impazzito, Sarkozy, che ha capito che anche il beni culturali, col restauro, in Francia rappresentano un settore importante? Andiamo avanti coi "decretini" e con gli esamini irragionevoli, mentre nei nostri magazzini non c'è più posto per stoccare le tante opere d'arte, come quelle recentemente recuperate dai carabinieri. Abbiamo una immensa ricchezza non valorizzata e da restaurare (quando si dice che "Dio da la panchina a chi non ha il c_lo per sedersi"!), nei ns/magazzini e dobbiamo correre dietro dd un decreto che qualcuno, risvegliatosi dopo anni di catalessi, ha voluto scrivere per dequalificare e per guastare la vita a tanti onesti ed esperti restauratori. La classe politica migliore intervenga, se c'è.
Coraggio.
 
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marmoreo
view post Posted on 20/1/2010, 18:58     +1   -1




Shadow, mafalda , celadon, come fà piacere leggervi in questi momenti così bui, in cui la P.A. non fà che ramentarci che il medioevo non è finito. La caccia alle streghe è cominciata, ma il falò dell'esamone farsa, presupposto per l'estinzione del restauratore ancora attende.
Si ESTINZIONE: basta fare due conti: anche ammesso che i comma B e C del noto 294 (come modificato etc etc...dal 420) riescano a reperire delle certificazioni ( e qui apro una mega parentesi: CERTIFICAZIONI, non fogli ma ATTI, che non essendo normati non esistono, rilasciati forse pure prima dell 2001, a ben interpretare quello che sta scritto nelle norme, anche se poi no, Ungari ha deciso nelle linee guida che valgolo anche se fatti dopo il 2001, ed anche se non conservati dalla P.A. come del resto ha deciso che sono valevoli per il titolo le scuole statali di restauro pure quando erano biennali e triennali, eppure era scritto chiaro: QUADRIENNALI. Il che significa 4 anni in diploma unico, non 3+1, applicando poi esattamente lo stesso caso delle scuole cosiddette regionali, se il quel caso 2+1 non fà 3 allora pure 3+1 non fà quattro ( la matematica è sempre stata un opinione) .
IL classico caso di diploma icr in dipinti con specializzazione in lapideo, non può valere perchè la specializzazione in lapideo è fatta senza il aver fatto il corso base in lapideo (la legge è uguale per tutti....mai fù detta cosa meno veritiera) almeno io cosìminterpreto le linne guida.

Ma tornando a noi, anche ammesso che qualcuno le certificazioni???? le riesca tirar fuori, che siano considerate valide, che non venga a verificarsi la paventata ipotesi di esame per tutti tranne icierrini e opidini (venaria secondo me non è così sicuro che siano restauratori, per via della data)
oltre a quei 4 gatti di raccomandati delle scuole di A.F. , quegli altri 4 gatti degli 8 anni e dei corsi regionali + anni di lavoro sarebbero tutti sulla soglia dei 50 anni e più. 10 anni di attività ancora al massimo.
Poi solo ICRini e OPDini e Venaria se ssta gente si mette in regola con la normativa universitaria se no nemmeno qelli. Quindi gente, facciamo una considerazione proprio terra terra, quei 1000 e non più 1000 che usciranno in piedi da sta vicenda, esterni o interni che siano, si dovranno spartire gli appalti pubblici di un intera nazione.... solo i musei credo siano più di 3000 i musei italiani, poi altri numeri non i azzardo: logico che per questi sarà l'affare della vita , una vera cuccagna. Praticamente azzerata la concorrenza, e poi si sà in pochi ci si mette daccordo più facilmente a non pestarsi i piedi.

Quindi quello che vogliono farci passare per un elevazione della figura professionale è in realtà qualcosa che assomiglia a un mero progettista che perderà ( eccome se la perderà) ogni legame con la pratica...
LO scenario è facile da immaginare, stuoli di esclusi che si precipiteranno beni culturali da restaurare alla mano a farsi mettere la firma sul progettino dal sue eccellenze diplomate ai soliti due posti. Nemmeno il progetto faranno più, solo il mettere la firma su progetti di altri, a prendere lavori di altri etc etc etc... alla fine di tutti , tante oparole come a dimostrare che altro che tutela qui l'interesse è RUBARE.

C'è solo una cosa da sperare, che davvero il pubblico non visiti più davvero i musei italiani e che i cosiddetti Beni culturali vengano portati via, magari in un paese un pò più democratico dove possano essere tutelati a dovere, qui da noi non è aria.

Infine una considerazione , da esterno e espite da voi, oggi come oggi, dove al di fuori di poche istituzioni, il restauro è fatto da ditte esterne, dove sta la differneza tra interni ed esterni.....

Forse la soluzione, perchè infine bisogna anche farle delle porposte costruttive: non potrebbe essere quella di isipirarsi al regno unito: tutto il restauro e la conservazioen è fatta in sede, con forze proprie dell'istituzione pubblica, DIAGNOSTICA COMPRESA.
Formazione universitaria, poca ma buona, le tre regine collaborano con le scuole univerisitarie (non più da antagoniste), dopo la laurea si passa all'internship, al fellowship o a qualsiasi atro ship che permetta di introdurre forze nelle istituz. pubbliche. Ma anche garantire che la toeoria diventi pratica sul campo ( contrariamente da quanto avviene ora che uno studia studia e qui non c'è opd e icr che tenga, poi quando esce o si ridimensiona a un mercato fatto di gare al ribasso oppure se lo ospgna di lavorare....e per far questo si sà la teoria dove finisce...

mi rendo conto a sto punto è utopia, ma almeno una cosa spero che sia stata recepita di tutto questo: prima fare le scuole adatte e poi le leggi, che ora ad adattarsi a quelle leggi là le scuole son scomparse...

 
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shadow600
view post Posted on 20/1/2010, 20:22     +1   -1





Tempo fa parlai delle suore di Viboldone, considerate tra le migliori al mondo nell’arte del restauro del libro antico, che col decreto 53/2009 rischiano di ridursi alle sole preghiere, senza più lavoro. Sulle sponde del Lago d’Orta, in Piemonte vicino al Lago Maggiore, c’è un’oasi di preghiera: è il convento delle suore benedettine in clausura, dedite ai lavori manuali e all'ospitalità spirituale, ma non solo. Qui, dal 1984, c’è la scuola di restauro di tessuti e arazzi antichi (tra i migliori d’Italia), collegata all'Opificio delle pietre dure di Firenze. Col decreto 53/2009 il lavoro di restauro delle suore è bloccato, perché le benedettine devono fare i conti con la legge: il loro laboratorio di restauro rischia di chiudere perché le monache non hanno i “requisiti professionali“ e, pertanto, la comunità religiosa è destinata a finire sul lastrico. A Dicembre “La Stampa” dedicò un articolo all’attività di queste suore laboriose e la badessa disse all’intervistatrice: “Non ci interessa parlare, noi vogliamo lavorare, rispettando la nostra regola che è quella della clausura” (Nel linguaggio laico, questa sarebbe stata una dura protesta e una imprecazione). Questo è l’articolo de “La Stampa”
http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...50481girata.asp
 
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mafalda50
view post Posted on 21/1/2010, 17:36     +1   -1




Caro marmoreo, grazie. Aspettiamo che altri colleghi partecipino alla discussione e soprattutto chiedano, con quanta più forza possibile, un'azione sindacale unitaria e coerente. Spero che tutti noi facciamo proposte, condivisibili e reali, che permettano di delineare una stategia utile ai nostri rappresentanti che non possono e non devono essere lasciati soli. Ricordiamoci che il sindacato rappresenta non solo le esigenze del lavoro ma anche i lavoratori, una importante parte della società civile dunque, che ha il diritto/ dovere di proporre e chiedere aiuto nelle occasioni in cui si lede tanta parte dell'interesse di famiglie, imprese, lavoratori dipendenti, studenti. Per cui partecipiamo tutti al dibattito, indipendentemente dalle nostre idee politiche ed anche dal sindacato a cui siamo iscritti e dalla categoria di lavoro a cui apparteniamo. Diciamo la nostra, informiamoci sugli altri ed informiamoli su noi. Ho notato in questi lunghi mesi di polemica sul forum e sui blog, quanto sia difficile descrivere il lavoro pubblico nel settore della conservazione. Confrontandomi con tantissimi colleghi sparsi per il Paese ho anche notato quanto le situazioni lavorative si somiglino; confusione organizzativa, ricambi frenetici di dirigenza, scarsità di personale e tanto, tanto lavoro. Noi dipendenti pubblici non possiamo parlare dei nostri uffici, lo sapete tutti e tantomeno dei nostri capi. le nuove norme di Brunetta rendono ancor più gravi le regole della Bassanini. Però possiamo parlare in generale delle nostre difficoltà e dei nostri "bisogni" lavorativi, spiegare all'esterno quale è stato il nostro percorso formativo e di crescita professionale, dare conto delle tante minute e grandi iniziative che, grazie al nostro oscuro lavoro, si sono realizzate. Esempi di buon governo dunque, a volte in prima linea r svolti con sacrificio personale. Insomma dare conto quanto questo lavoro non sia solo un mestiere o professione ma passione, devozione quasi al mantenimento di un interesse collettivo che è la memoria, il bene comune.
Ammiro la badessa di Vidolbone che con poche e misurate parole, ha reso l'angoscia della situazione. Ammiro la capacità di contenere le emozioni e la dignità che dimostrano. Certo sono in clausura e non possono partecipare a questa disperata ultima battaglia. ma non tutti i conventi e gli ordino religiosi lo sono. Non lo è la Chiesa che rivendica a buon diritto, la partecipazione alle vicissitudini della società civile. Se esprimessero anche a noi/loro solidarietà? La stessa che chiede l'ISCR con un appello sul forum...giusta per carità. Mi chiedo soltanto come mai il principale luogo santo del restauro, sia arrivato a questo punto...esaltato dalla disciplina ed affossato dall'incuria. Mah! Certo che i conti fatti in attesa della resurrezione ad elitaria fonte di formazione, mal si realizzano in mancanza dei muri..
Non è ironia la mia e una semplice constatazione e vorrei che non fosse così, non solo per loro ma anche per noi.
Ciao Mafalda
 
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claudio galli
view post Posted on 22/1/2010, 07:53     +1   -1




Ricevo e pubblico.
Sono vicino alle problematiche del restauro e dei restauratori e chiedo a Libero che si formi al più presto un Coordinamento nazionale CGIL restauratori MiBac per costruire insieme iniziative visibili a sostegno della vertenza.
Saluti.
Claudio Galli


Al Ministro per i Beni e le Attività Culturali
On.Sandro Bondi


Onorevole Ministro

Il bando concernente il conseguimento delle qualifiche degli operatori del restauro (Art.182 del Codice dei Beni Culturali, in particolare i commi 1, 1-bis, 1-ter, 1-quater, 1- quinquies ) ha determinato fra i dipendenti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Ambientali che lavorano nell’ambito del restauro una situazione di profondo disagio e disorientamento, poiché prospetta l’eventualità futura di porre una riserva allo svolgimento dell’attività di conservazione e restauro sulle opere condotta fino ad ora all’interno delle rispettive Amministrazioni di appartenenza, disconoscendo identità professionali acquisite nel corso degli anni.
A questo proposito si richiama specificatamente l’attenzione della S.V. su alcuni argomenti:
- La necessità di verificare su base oggettiva la capacità professionale e l’idoneità degli operatori da inserire nell’elenco dei restauratori, se appare giustificata nei confronti di soggetti privati, non altrettanto motivata risulta essere nei confronti dei dipendenti pubblici. L’idoneità di questi ultimi a svolgere con responsabilità diretta interventi di conservazione e restauro delle opere è stata accertata e certificata a suo tempo dallo stesso MiBAC, attraverso l’espletamento di concorsi a titoli ed esami (prove pratiche, scritte ed orali) e solo il superamento di tali prove ha consentito ai candidati di assumere il ruolo posto a concorso, a seguito dell’ emanazione del relativo Decreto di nomina, che non prevede una scadenza. E in virtù del valore giuridico di questo atto che è stato quindi non solo possibile, ma anche necessario e doveroso, da parte degli operatori, svolgere le attività di conservazione e restauro sulle opere affidate loro dalle Amministrazioni competenti per la tutela dei beni (poiché per tali finalità si presta servizio e si ricevono i relativi emolumenti). Nel momento in cui, attraverso il bando per l’attribuzione delle qualifiche che sole consentiranno in futuro lo svolgimento di attività conservativa sulle opere, si richiede di comprovare con la medesima procedura l’idoneità richiesta sia ai soggetti “non noti” all’Amministrazione che ai dipendenti fino a quel momento abilitati dallo stesso Mibac a compiere interventi di restauro, si nega la continuità nel tempo degli effetti conseguenti il superamento del/i concorso/i.
- L’estensione generalizzata della medesima procedura di presentazione dei propri titoli a soggetti di fatto totalmente differenti per posizione giuridica nei confronti del Mibac (procedura peraltro che fa riferimento ai dipendenti pubblici nella nota 4 a pag.4 delle Linee Guida e appare invece “modellata” in toto sui soggetti privati, come si evince anche dalla modulistica), omologherebbe entità che corrispondenti non sono e non possono diventarlo.
- Le mansioni dei dipendenti del Mibac, così come sono descritte nei profili professionali relativi all’attività di restauro, sono notevolmente più varie, complesse ed articolate rispetto al solo svolgimento di lavori di restauro con responsabilità diretta sul manufatto, attività che, secondo la disciplina transitoria, se condotta per i periodi prescritti, costituisce il requisito necessario a qualificare il restauratore in assenza del titolo di diploma rilasciato dalle c.d. scuole di eccellenza. E’ evidente invece che una più ampia articolazione delle mansioni è necessaria per garantire il funzionamento di servizi connessi alla conservazione e al restauro all’interno delle Amministrazioni periferiche preposte all’attività di tutela, di solito associate a sedi o a poli museali, ove è indispensabile provvedere alla manutenzione, valorizzazione e prestito delle opere. A tali compiti si affiancano anche la produzione di testi e le attività di ricerca, di didattica, divulgazione, ecc. inerenti alla conservazione. Ne consegue che il restauro delle opere costituisce solo una parte del lavoro svolto all’interno dei laboratori da parte dei singoli operatori.
Appare quindi motivata e condivisibile la proposta, avanzata da alcune rappresentanze dei lavoratori, di considerare un diverso percorso per il conseguimento delle qualifiche professionali di restauratore, in grado di rappresentare in modo più confacente lo status degli operatori di restauro in ruolo presso la Pubblica Amministrazione.

Grata per l’attenzione, Le porgo i migliori saluti.

Roma, 9 dicembre 2009 Dott.ssa Ida Anna Rapinesi
 
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esmeralda 50 bis
view post Posted on 22/1/2010, 13:02     +1   -1




grazie alla collega come sempre più che chiara ed esaustiva
 
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mafalda50
view post Posted on 22/1/2010, 20:03     +1   -1




Grazie, dott.ssa Rapinesi. Le sue parole sono misurate e chiare,; una perfetta sintesi del nostro stato d'animo e dei motivi della nostra, sinora sommessa, protesta. Su questa base e su quanto ha proposto Claudio Galli, chiedo che ci sia una presa di posizione precisa della CGILBAC e che sia resa pubblica sul forum.
 
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claudio galli
view post Posted on 24/1/2010, 17:13     +1   -1




Ricevo e pubblico una analoga lettera inviata, a dicembre, dalla dottoressa Giovanna Bandini al Ministro Bondi sempre sul tema qualificazione restauratori (ciò per ribadire le incongruità della norma legislativa che regola tutto ciò...!).


Al Ministro per i Beni e le Attività Culturali
On. Sandro Bondi


Onorevole Ministro,
mi rivolgo a Lei allo scopo di specificarLe il grave disagio e la profonda amarezza che attualmente avvertono i restauratori operanti da circa 30 anni all’interno del MiBAC (e ciò con riferimento a quanto riguarda il conseguimento della qualifica professionale di restauratore (cfr. art 182 commi 1, 1-bis, 1-ter, 1-quater ed 1-quinquies del c.d. Codice dei Beni culturali e del Paesaggio). Alla luce della nuova normativa, attualmente in itinere, ci sentiamo all'improvviso disconosciuti dall’Amministrazione poiché si vuol far applicare a noi ‘interni’ la stessa, complessa procedura prevista per i professionisti ‘esterni’ alla P.A. (ed elaborata per una ‘realtà’ diversa da quella che è la P.A.).

A titolo esemplificativo illustro la mia personale situazione. Ma si proceda per ordine.
Nel 1979, l’allora Ministero per i Beni Culturali e Ambientali bandì un concorso pubblico - per esami e per titoli - per 132 posti, suddivisi in varie categorie, di restauratore di cui 17 per “restauratore in prova di opere e manufatti ceramici e vitrei nel ruolo del personale di concetto” (concorso bandito con D.M. del 13 dicembre 1978 e pubblicato nel Supplemento ordinario della “Gazzetta Ufficiale” n. 191, del 13 luglio 1979). Nella graduatoria dei vincitori al suddetto concorso, per il contingente della Regione Lazio, mi sono classificata 1° vincitore e a seguito di ciò, con specifico D.M. del 25 febbraio 1983, sono stata assunta dal Ministero come restauratore nel ruolo del personale della ‘carriera di concetto’. Da allora ho continuativamente svolto, a vario titolo, attività di restauro presso la Soprintendenza Archeologica di Roma (in qualità di: Restauratore; Capo Tecnico Restauratore; Responsabile del Settore Restauro SAR; Funzionario Restauratore Direttore Coordinatore del Settore Restauro I della SSBAR; nonché Progettista di provvedimenti conservativi; Direttore dei Lavori di restauro; Responsabile Unico del Procedimento di interventi di restauro).

Di recente, nell’ambito delle procedure di ‘riqualificazione’ indette ai sensi dell’art. 15, lettera b del CCNL 1998/2001, sono risultata 1°vincitore per le regioni Lazio e Toscana (riportando, altresì, il punteggio più alto nella classifica nazionale). In conseguenza di detta vincita, ho stipulato il relativo contratto individuale di lavoro - con effetto giuridico dal 10 aprile 2006 - nel profilo professionale di restauratore-conservatore-direttore-coordinatore dell’Area funzionale “C” in posizione economica “C3”. Quindi, a partire dal maggio 2006, rivesto il ruolo di Funzionario Restauratore Conservatore Direttore Coordinatore presso la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma.

Pertanto, ritengo di aver ampiamente dimostrato al superiore Ministero di possedere i requisiti - analogamente ai colleghi che come me sono risultati vincitori di plurimi concorsi - per il conseguimento della qualifica di restauratore di beni culturali in forza e, soprattutto, sia del Decreto Ministeriale di nomina a seguito di vincita del concorso di restauratore (di cui sopra), sia del contratto stipulato in occasione dell’inquadramento al profilo professionale di restauratore-conservatore-direttore-coordinatore, in conseguenza del superamento delle prove previste.

Per quanto concerne i titoli di studio da me posseduti e pertinenti all’attività di restauro, dichiaro di aver conseguito il:

- Diploma di Licenza del Corso biennale di "Magistero Restauro"- Sezione Restauro Ceramico -
rilasciato dall'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica "G. Ballardini" di Faenza conseguito il 28 giu-
gno 1977 (corso di ‘specializzazione nel restauro dei manufatti ceramici’ rilasciato dal Ministero
della Pubblica Istruzione; ciascun anno di corso prevedeva circa 1.245 ore di lezione).

- Diploma di Istituto secondario superiore di secondo grado (diploma di Maturità d'Arte Applica-
ta) conseguito nel 1978 presso l’Istituto Statale d’Arte di Forlì.

- Attestato di frequenza al Corso annuale di Specializzazione sul Restauro della Pietra rilasciato il
13 giugno 1984 dall'Istituto Centrale per il Restauro di Roma.

Oltre a ciò, ho acquisito i seguenti, ulteriori titoli:

- Diploma di Laurea in Lettere Moderne, rilasciato dall'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" (corso quadriennale) con indirizzo Storia dell'Arte (conseguito con 110 e lode l’11 dicembre 1989).
[Si specifica, altresì, che detta laurea in Lettere risulta equipollente alla laurea in Conservazione dei Beni Culturali ai sensi del Decreto Ministeriale dell’8 giugno 2001, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, Serie Generale n° 229 del 2 ottobre 2001. Inoltre, il Decreto Interministeriale del 5 maggio 2004 (pubblicato sulla G.U. del 21 agosto 2004, n° 196) sancisce l’equiparazione dei Diplomi di Laurea secondo il vecchio ordinamento alle nuove classi delle lauree specialistiche ai fini della partecipazione ai concorsi pubblici].

- Diploma della Scuola di Specializzazione post lauream in Storia dell'Arte (indirizzo “Arti Minori”) rilasciato dall'Università degli Studi di Firenze (corso triennale) acquisito con il massimo dei voti e lode l’11 marzo 1997.

* Specifico altresì che ho svolto attività di docenza presso le due Scuole di Alta Formazione del MiBAC, ovverosia l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze (dal 1993) e l’Istituto Centrale per il Restauro ora ISCR (dal 1997).

- Inoltre, ho a mio attivo n° 65 pubblicazioni, di cui 45 concernenti studi e ricerche sul restauro di opere d’arte.

Stante ciò, perché DEVO/DOBBIAMO ancora dimostrare - e proprio al MiBAC - che sono/siamo a tutti gli effetti già restauratori? Perché dobbiamo ancora comprovare questo quando è lo stesso Ministero ad averci assunto in ruolo con questa precisa qualifica a seguito di selezione concorsuale (e ciò quasi 30 anni fa!).

Nel ringraziare per l’attenzione che Ella vorrà porre alle sopra esplicitate istanze, si inviano distinti saluti.


Giovanna Bandini

Roma 8/XII/09
 
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mafalda50
view post Posted on 25/1/2010, 15:51     +1   -1




Domenica mattina ascoltavo la radio, radiorai 1 o 2 non ricordo. La rubrica"
voci dal mondo" per l'esattezza, che ha mandato in onda un servizio
sul restauro delle "biblioteche del deserto" in Mauritania.
Restauratori italiani hanno permesso la conservazione di centinaia,
migliaia di volumi antichissimi ed hanno formato 12 restauratori
mauritani. Il progetto è sotto l'egida dell'Unesco. Il ministro
Frattini è andato laggiù per ribadire quanto sia alta la nostra
vocazione conservativa. Fa piacere, non trovate? I restauratori
formatori, protagonisti del progetto provengono da di Villa Manin
Passariano- Udine. Mi risulta, caro ministro Frattini, che non siano
qualificati però! Non rientrano tra le sacre scuole!
Se non sono qualificati loro, non lo sono neanche i mauritani...
Gesummio,bisogna avvertire l'Unesco!

 
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57 replies since 13/1/2010, 13:21   3653 views
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